Urgono rinforzi di personale per le aree protette romagnole

Due persone per la tutela delle aree protette della Romagna. Meno di dieci persone con compiti di vigilanza in tutta la regione. Sono questi i numeri, risibili, del personale assegnato degli enti “di gestione per i parchi e la biodiversità” dell’Emilia-Romagna.

La situazione più drammatica tra i cinque Enti presenti in regione, comunque, la vive proprio la Romagna: “Al 31 dicembre 2015 il personale assunto dagli Enti di gestione per i Parchi e la Biodiversità era pari a 103 unità. Di questi solo due, oltre ad una terza persona in comando parziale al 50 per cento dalla provincia di Forlì–Cesena, sono in capo all’Ente di gestione della Romagna, contro i 31 dell’Emilia occidentale, 20 dell’Emilia centrale, 24 dell’Emilia orientale e 25 del Delta del Po”. A segnalare questo squilibrio è un’interrogazione dei consiglieri regionali Pd Manuela Rontini, Mirco Bagnari e Roberto Poli.

Il documento chiede alla Giunta come intenda mettere l’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità della Romagna nelle condizioni di tutelare e valorizzare le aree protette romagnole, superando la cronica e non più sostenibile insufficienza di personale che ne ha caratterizzato questa prima fase di transizione, seguita all’attuazione della legge regionale 24/2011.

“La discrepanza in termini di personale assunto, pur in presenza di funzioni e compiti analoghi, tra l’Ente di gestione della macro-area Romagna e quelli delle altre macro-aree è notevole – osserva la consigliera Rontini, prima firmataria dell’interrogazione – eppure il personale romagnolo, nonostante questa evidente carenza di organico, assolve con grande professionalità e sacrificio tutti i compiti che gli sono assegnati al pari degli altri Enti. Di più, è attualmente impegnato, tra le altre cose, anche nel progetto di presentazione della proposta di inserimento dei fenomeni carsici gessosi dell’Emilia-Romagna nella lista “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco”.

L’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Romagna opera nei territori delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

Le sua attività spazia dalla gestione del Parco regionale della Vena del Gesso romagnola (che si estende dalla vallata del Fiume Lamone a quella del Torrente Sillaro e interessa il territorio di sei comuni e due province: Brisighella, Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Casola Valsenio, Fontanelice, Riolo Terme) a quella delle Riserve naturali della Frattona, del Bosco di Scardavilla e di Onferno, oltre alla gestione di 4 siti Rete Natura 2000.

Deve provvedere inoltre all’istituzione e ad coordinamento delle aree di riequilibrio ecologico (a oggi ne sono state istituite 2 in Provincia di Rimini: Rio Calamino e Rio Melo), all’istituzione e alla gestione dei Paesaggi naturali e semi-naturali protetti (ad oggi esiste quello del Conca, nei comuni di Cattolica, Gemmano, Misano Adriatico, Mondaino, Monte Colombo, Montefiore Conca, Montescudo, Morciano di Romagna, Saludecio, San Clemente, San Giovanni in Marignano).

> Il testo dell’interrogazione

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