Reddito di solidarietà: in Emilia-Romagna ne hanno già beneficiato oltre 10mila famiglie

Un sostegno alle famiglie e alle persone in gravi difficoltà economiche, fatto non solo di soldi ma di un affiancamento per il reinserimento sociale e lavorativo. Si tratta del Reddito di solidarietà della Regione Emilia-Romagna, che dal settembre 2017 (apertura delle domande ai Comuni) a metà novembre 2018 ha già aiutato 10.546 famiglie emiliane e romagnole.

“Sono già 25mila le persone che hanno beneficiato del Res in Emilia-Romagna, con importi dai 300 ai 900 euro mensili a seconda dei componenti il nucleo familiare – commenta la consigliera regionale Manuela Rontini – mentre nella provincia di Ravenna i nuclei familiari ad averlo già ottenuto sono stati 1.006. Si tratta di azioni vere e concrete contro la povertà, niente a che spartire con le presunte tessere del reddito di cittadinanza promesse da esponenti del Governo e delle quali nessuno sa nulla. L’Emilia-Romagna, una volta di più, si distingue per il suo approccio pratico ai problemi, senza fermarsi agli slogan e ai proclami. Tutti i beneficiari del Res poi, giova ricordarlo, sono parte di un programma di reinserimento sociale e lavorativo che, se non viene rispettato, comporta la cessazione del Reddito di solidarietà. L’obiettivo di fondo, infatti, è quello di far tornare le persone al lavoro, quello vero, elemento indispensabile per sentirsi di nuovo parte attiva e vitale della società”.

Per il Reddito di solidarietà la Giunta regionale ha stanziato quasi 70 milioni di euro per il biennio 2018-2019, stimando che entro la fine del prossimo anno possano essere 22mila i nuclei familiari beneficiari della misura.

Istituito nel novembre 2016 con legge regionale, il Res dal luglio scorso integra l’analoga misura nazionale del Rei (Reddito di inclusione): il nuovo Res viene quindi erogato insieme al Rei, aumentando l’importo della cifra ottenuta da chi ha più bisogno. Il contributo economico mensile può raggiungere i 300 euro nel caso di una persona sola e sfiorare i 900 euro se destinato a una famiglia formata da cinque o più componenti. Lo si può avere per una durata massima di 18 mesi (rispetto ai 12 iniziali), purché si sia residenti in maniera continuativa in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi e possedere i requisiti per l’accesso al Rei, fra cui un Isee annuo non superiore ai 6mila euro (in precedenza la soglia era fissata a 3mila euro).

I nuclei che usufruiscono del Res sono composti da una sola persona nel 41,3 per cento dei casi; oltre Il 60 per cento di coloro che fanno richiesta ha più di 45 anni, e di questi più del 53 per cento ne ha dai 56 in su. I beneficiari del Res sono in gran parte italiani (70 per cento).

Per oltre 2 mila beneficiari del Res (2.304) sono state attivate, in collaborazione con i Servizi territoriali per il Lavoro, delle misure di inclusione socio-lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità. Si è dunque creato un circuito virtuoso tra Reddito di solidarietà e inclusione lavorativa, che rafforza il versante attivo del contrasto alla povertà.

Le domande inoltrate dai cittadini ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Res sono state complessivamente 33.863 da settembre 2017 a metà novembre 2018. Di queste, oltre 13mila sono al vaglio dell’Inps per una verifica dei requisiti necessari, così come prevede l’iter di assegnazione del contributo, mentre 10.281 domande sono state respinte per mancanza dei requisiti.

Per informare i cittadini dell’esistenza del Res, è partita in questi giorni una nuova campagna informativa, sulle strade, sugli autobus e nei mass media: “Il Reddito di solidarietà qui c’è. Più vicini a chi è in difficoltà”, questo lo slogan.

> Informazioni sul RES

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