Case popolari, cambiano i criteri

L’Emilia-Romagna mette un freno agli ‘alloggi a vita’. Un atto di equità nei confronti delle tante famiglie in lista d’attesa.

Alloggi pubblici a chi ne ha davvero bisogno, liberando gli appartamenti Erp dai furbetti che potrebbero benissimo accedere a case disponibili sul libero mercato. A questo mirano i nuovi criteri approvati dalla Regione Emilia-Romagna.

“Si tratta di uno stop alla pratica degli ‘alloggi a vita’ – spiega la consigliera regionale Manuela Rontini – certificata, di fatto, da statistiche che vedono il tasso di rotazione fermo allo 0,18 per cento. Con i nuovi criteri di accesso alle case Erp, discussi ieri nella commissione assembleare che presiedo e resi noti oggi dalla vicepresidente Elisabetta Gualmini, la Regione punta ad una maggiore equità, con particolari garanzie comunque per anziani e disabili. Si sbloccherà un sistema bloccato da ormai 40 anni”.

Secondo una stima effettuata attraverso le certificazioni Isee da Acer (Azienda casa Emilia-Romagna, che gestisce gran parte dei 55mila alloggi Erp), negli alloggi pubblici si contano 126 nuclei con un valore della situazione patrimoniale superiore a 100mila euro, con i primi 15 che superano i 300mila euro. Numeri che mal si conciliano con il concetto di ‘casa popolare’, specie se si tiene conto del fatto che in graduatoria ci sono oltre 35mila famiglie in attesa di un alloggio Erp.

La soglia per mantenere il diritto di permanenza nell’alloggio si abbassa dai 34.308 euro attuali di reddito Isee a 24.016 euro (oltre ad un massimo di 49mila euro di reddito patrimoniale, vincolo oggi assente). Chi supera questi requisiti dovrà liberare l’alloggio, dal momento che la casa pubblica non può essere un diritto acquisito per tutta la vita, indipendentemente dallo stato di benessere di chi ci vive.

I Comuni, comunque, potranno individuare nel proprio regolamento i casi per i quali è prevista la sospensione della decadenza, nel caso di nuclei familiari vulnerabili o fragili (con una soglia di tolleranza del 20 per cento rispetto al tetto Isee ed ulteriori parametri sul patrimonio).

Novità anche sul calcolo del canone, con un sistema omogeneo fra tutti i territori regionali. Il canone terrà conto della superficie netta dell’alloggio, di alcune caratteristiche qualitative (livello del piano, dotazione di ascensore, cortile, giardino, terrazzo e anno di costruzione), dell’ampiezza demografica del Comune di ubicazione dell’alloggio e della zona (rurale o urbana). Fattori che determineranno tre distinte fasce di canone.

Viene confermata una “fascia di protezione” (7.500 euro) per le famiglie a basso reddito, che potranno usufruire di una sorta di canone sociale determinato in base al solo reddito del nucleo. Al 31 dicembre 2014 i nuclei in tale fascia erano il 58 per cento dei 51.258 che alloggiano nelle case popolari.

Sono previste anche alcune agevolazioni per i nuclei familiari che, pur non rientrando nella fascia di protezione, hanno un reddito inferiore ai 17.154 euro, ai quali potrà essere concesso uno sconto sul canone di affitto fino al 35 per cento.

Resta invece invariata la soglia per accedere agli alloggi pubblici (17.154 euro di Isee e 35.000 euro di patrimonio mobiliare).

I nuovi limiti di reddito entreranno in vigore dopo l’approvazione da parte della Giunta regionale e la pubblicazione del provvedimento sul Bollettino ufficiale telematico della Regione Emilia-Romagna (Burert), mentre le nuove modalità di calcolo del canone di affitto verranno applicate a partire dal 1° gennaio 2017.

> Il testo della delibera di Giunta recante “Determinazione dei requisiti economici per l’accesso e la permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica e delle modalità per il calcolo e l’applicazione dei canoni Erp”

> Sintesi del patrimonio Erp in Emilia-Romagna, e tipologia di utenti, al 31.12.2014

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One Reply to “Case popolari, cambiano i criteri”

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