Cimice asiatica: l’Emilia soffre e la Romagna trema

Si sta diffondendo velocemente, portando gravi danni alle coltivazioni, eppure ad oggi non ci sono mezzi efficaci per contrastarla. Quella della Cimice marmorata asiatica è una minaccia incombente sul futuro dell’agricoltura.

Per questo la consigliera regionale Manuela Rontini ha presentato un’interrogazione, chiedendo lumi sulla reale diffusione di questo parassita della frutta e quali azioni di contrasto abbia in mente la Giunta regionale.

“Questa specie, originaria dell’Asia orientale, ha fatto la sua prima comparsa in Italia quattro anni fa, nel modenese. In breve tempo si è diffusa in tutto il Nord facendo seri danni in agricoltura, basti pensare che nel modenese i produttori di pere hanno chiesto lo stato di calamità. Ora è stata segnalata nel territorio faentino e in quello cesenate, creando grande apprensione, dato che altrove ci sono stati grandi danni a distanza di un paio d’anni dal primo avvistamento. Nell’interrogazione che ho depositato, chiedo di sapere la reale situazione della diffusione del parassita, e cosa intenda fare la Giunta per evitare che le nostre eccellenze agricole vengano messe a repentaglio”.

L’insetto è innocuo per l’uomo, ma provoca una necrosi dei tessuti della polpa di molte piante, in special modo pere, mele, kiwi, pesche ed uva, oltre a mais e soia. Non ci sono metodi per evitarne i danni, se non quello di coprire le coltivazioni con dei teloni. Gli esperti consigliano cautela anche sull’uso di predatori, dato che potrebbero fare danni maggiori di quelli portati dalla cimice.

Del problema si sta occupando anche un gruppo di lavoro regionale, che vede la partecipazione dell’Università di Modena e Reggio, del Servizio fitosanitario della Regione, dei Consorzi fitosanitari provinciali di Modena e Reggio Emilia, in stretto rapporto con i servizi delle Asl e il mondo produttivo.


> Il testo dell’interrogazione

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