Verso il nuovo Piano amianto regionale

Prevenzione e cura: l’approccio all’amianto della Regione Emilia-Romagna si muove secondo una prassi consolidata ma con rinnovata dedizione. Da un lato continua lo sforzo di bonifica dei fabbricati dove questo materiale (cancerogeno in forma friabile) è ancora presente, dall’altro cresce l’impegno sul versante sanitario, con l’istituzione di una rete regionale per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico.

Sono alcuni degli obiettivi del nuovo Piano Amianto regionale, ormai in fase di ultimazione dopo un lungo confronto, che adotta un approccio trasversale fra ambiente, salute e lavoro.

Negli ultimi 10 anni la Regione ha destinato oltre 18 milioni di euro di contributi a pubblici e privati per la bonifica dell’amianto (al bando in Italia dal 1992), risanando tra l’altro anche 72 istituti scolastici. A seguito del terremoto del 2012 ci sono state inoltre 6500 tonnellate di macerie contenenti amianto rimosse e smaltite.

Dal 2004 in regione sono stati mappati 1198 siti pubblici o privati aperti al pubblico contenenti amianto: nel 70 per cento dei casi questo materiale (sia friabile che compatto) è stato totalmente rimosso, per il resto messo in sicurezza. In precedenza erano stati bonificati altri 4429 edifici con amianto friabile.

Per continuare con decisione sul fronte delle bonifiche, il Piano punta a procedure semplificate fra i diversi enti pubblici per gestire le segnalazioni di presenza amianto, oltre a ridurre la burocrazia per la rimozione e lo smaltimento di piccole quantità di amianto in matrice compatta da parte dei privati cittadini (modalità di raccolta già attiva oggi nell’80 per cento dei Comuni e gratuita nel 50 per cento dei casi).

Dovranno essere individuate poi aree idonee da attrezzare a discariche o impianti di smaltimento, dato che ad ora solo il 6 per cento dei rifiuti contenenti amianto prodotti in regione resta sul territorio, mentre la gran parte finisce all’estero con costi considerevoli.
Particolarmente alta l’attenzione sul fronte sanitario che ha visto in media 150 nuove diagnosi di mesotelioma maligno l’anno tra il 2011 e il 2013, scese a 133 nel 2014 ma tornate a 148 nel 2015 (il dato del 2016, 113 casi, non è ancora consolidato). Il trend, purtroppo, segna un aumento dal 1996 ad oggi anche perché il male può manifestarsi a decenni di distanza dall’esposizione.

A tal fine il Piano prevede la costruzione di un programma regionale di assistenza, sia informativa che sanitaria, nei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende Usl dedicata ai lavoratori particolarmente esposti. Oltre a questo, sarà istituita una rete regionale per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico, per migliorare la qualità della cura di questi pazienti con un modello di presa in carico globale.
Saranno inoltre potenziati gli archivi regionali informatizzati sui lavoratori esposti ed ex esposti, migliorati i processi di acquisizione delle informazioni sulla diffusione di amianto nelle condotte degli acquedotti, aumentate le capacità d’analisi dei laboratori.

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