Terzo settore: semplificare per far germogliare

In una terra come l’Emilia-Romagna, dove associazionismo e volontariato sono realtà quotidiane, diffuse e insostituibili, mettere mano alle norme sul Terzo settore è una grande responsabilità. Per questo, l’approccio scelto dalla Regione per riformare il settore è stato tutto all’insegna della semplificazione: “La legge sul Terzo settore che abbiamo approvato in Assemblea legislativa – spiega la consigliera regionale Manuela Rontini – nasce dalla volontà di ridurre la burocrazia e semplificare le forme di rappresentanza, rendendo più agile l’attività delle quasi 4mila associazioni di promozione sociale e delle oltre 3mila organizzazioni di volontariato presenti in Emilia-Romagna. Parti vitali e preziose del nostro straordinario tessuto sociale, che la Regione continuerà a sostenere tanto sul piano normativo quanto su quello economico”.

La legge, proposta dalla Giunta regionale, riforma le normative in vigore (leggi regionali 34/2002 e 12/2005) sostituendo i rispettivi Osservatori del volontariato e dell’associazionismo sociale con un unico Osservatorio regionale (incaricato di raccogliere dati, documenti e testimonianze, promuovere attività di studio, ricerca e approfondimento a favore delle organizzazioni e associazioni iscritte nel registro regionale).

Un’ulteriore novità riguarda le Conferenze regionali, che costituiscono uno strumento di confronto e riflessione periodica sulle politiche di promozione dell’associazionismo e del volontariato, ricondotte ad un unico organismo, l’Assemblea regionale del Terzo settore.

Vengono poi abrogati i Comitati paritetici provinciali (composti da rappresentanti degli enti locali e delle organizzazioni di volontariato iscritte e non iscritte nel registro regionale) attuali sedi di confronto, proposta e verifica a livello locale. Si tratta in pratica di un secondo tassello nella riforma del sistema, avviata nel 2014 con la legge regionale 8, che riuniva in un unico registro regionale tutti i registri provinciali. Altre forme di rappresentanza unitarie autonomamente costituite (per l’intero Terzo settore) diventeranno l’interlocutore degli Enti locali sui temi della programmazione delle politiche, in particolare in ambito sociale.

“Viene anticipata, nei fatti, l’attuazione di una parte della riforma nazionale del Terzo settore – conclude Manuela Rontini – all’insegna della semplificazione e di un dialogo più proficuo tra tutti gli attori coinvolti”.

> Il testo della legge

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