Stop del Governo al piano contro il rischio idrogeologico, interventi a rischio anche in Romagna

Il Governo ha cancellato il piano “Italia Sicura”, utilissimo strumento operativo che dal 2014 ha realizzato innumerevoli interventi su tutto il territorio nazionale, sia contro il dissesto idrogeologico che per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. Ora quale futuro attende gli interventi previsti nei territori del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale?

Questa la domanda che viene rivolta alla Giunta regionale da un’interrogazione sottoscritta da Manuela Rontini: “Quella del Governo Conte è una scelta francamente incomprensibile. Rinuncia superficialmente ad un mutuo con la Banca europea degli investimenti per 800 milioni di euro, a condizioni estremamente favorevoli, preferendo rivolgersi al mercato dei capitali, con l’incremento di debito pubblico o con l’emissione di obbligazioni, pagando per questa operazione tassi fino a cinque volte più alti rispetto all’operazione con la Bei. L’ennesimo atto schizofrenico di un Governo che a parole dice di perseguire la strada della “spesa razionale” ma nei fatti prende decisioni oltremodo dannose per l’economia e i territori”.

Oltre ai maggiori costi per le finanze pubbliche, la decisione statale mette a rischio opere di importanza cruciale nel territorio, ravennate incluso. In particolare la cassa d’espansione delle piene del Canale dei Molini, tra Castel Bolognese e Solarolo, o i progetti Rendís (candidati a eventuali finanziamenti nel campo della mitigazione del rischio idrogeologico) tra cui la cassa d’espansione delle piene del Fosso Vecchio nel Comune di Bagnacavallo e la cassa Secchezzo a cavallo dei Comuni di Alfonsine, Lugo e Fusignano. “Si tratta di scelte di governo non all’altezza, che non possono mettere a rischio la sicurezza dei territori”.

> Il testo dell’interrogazione

[Foto CC]

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