Danni consistenti alle colture, reinserire lo storno tra le specie cacciabili

the sky's armyLo storno torni tra le specie cacciabili. È quanto chiede una risoluzione presentata dal Gruppo del Partito democratico, prima firmataria Manuela Rontini, approvata oggi dall’Assemblea legislativa regionale con i voti della maggioranza (Pd e Sel) e della Lega nord (anche Fdi-An e Fi hanno votato l’atto, ad esclusione dei punti riguardanti gli Atc).

Il documento, alla luce delle evidenze scientifiche sulle migrazioni degli uccelli che confermano il buono stato di conservazione delle specie, impegna la Giunta a chiedere al Governo di intervenire in sede comunitaria per inserire lo storno tra le specie cacciabili e di convocare urgentemente un incontro con le Regioni italiane, con Ispra e con le componenti interessate “per la definizione di indirizzi univoci nazionali per la gestione della caccia in deroga allo storno”. Inoltre, nella risoluzione si impegna la Giunta a rivedere la legge regionale 15 febbraio 1994, n. 8 e, in quella sede, “a discutere il ripensamento degli Atc (relativamente alla loro composizione e agli ambiti di intervento), nel rispetto delle specificità territoriali e delle problematiche legate alle diverse realtà che li compongono (mondo venatorio, agricolo e ambientale)”.

“La rilevante presenza dello storno comune – ha rilevato la consigliera Rontini nel suo intervento – continua a provocare consistenti danni alle colture agricole (solo tra il 1° novembre 2013 e il 31 ottobre 2014 parliamo di oltre 207mila euro), puntualmente rilevati ogni anno dalle Province d’intesa con le Associazioni regionali degli agricoltori. L’entità dei suddetti danni è tale da determinare importanti situazioni di sofferenza a carico delle colture agricole specializzate (in particolare l’ortofrutticolo, già interessato da una grave crisi di mercato), assai diffuse sul territorio regionale, e degli allevamenti ittici”.

“Siamo convinti – ha affermato Manuela Rontini – che la caccia, laddove adeguatamente regolamentata e svolta in maniera sostenibile con l’ambiente e l’agricoltura, come del resto avviene in Emilia-Romagna, abbia un’importante valenza di interesse pubblico: sia per la tutela ambientale degli ecosistemi naturali e la conservazione della specie a rischio, sia per l’economia dei nostri territori. Purtroppo, attorno a questa pratica, permangono ancora troppi conflitti ideologici, pregiudizi e strumentalizzazioni che rischiano di portare ad un lento strangolamento dell’attività venatoria con l’introduzione di norme e normette a volte incomprensibili e di valore nullo sul piano della tutela ambientale, dell’equilibrio faunistico e della biodiversità”.

Crediamo nell’alleanza virtuosa tra il mondo venatorio, il mondo agricolo e quello dell’ambientalismo realista e dialogante, come base per una pratica della caccia compatibile, controllata, partecipata e sostenibile. – ha concluso Manuela Rontini, che è presidente della Commissione ‘Territorio Ambiente’ della Regione – Gli agricoltori e i cacciatori, possono contare sul nostro sostegno per ottenere certezze, regole chiare, condivise e definitive, valide una volta per tutte, che con la stessa determinazione saremo poi impegnati a far rispettare. A noi non interessa agitare le questioni, né fare della sterile propaganda: siamo in campo a tutti i livelli, dall’Europa ai territori, per risolverle”.

L’assessore Simona Caselli, a conclusione del dibattito, ha ribadito la volontà della Giunta “di modificare formalmente (per alcuni adempimenti) la legge regionale entro il mese di dicembre”. E “dall’inizio del 2016, sentite tutte le parti interessate, si entrerà sostanzialmente nella modifica della legge, compreso il riordino degli Atc”.


> Il testo della risoluzione approvata
> La nota di apprezzamento diffusa da Coldiretti Emilia-Romagna

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