Alla riscoperta dei frutti dimenticati

In un mondo frenetico, affamato di novità, potranno ritrovare spazio anche i frutti dimenticati e le sementi finite, nel corso del tempo, ai margini del sistema produttivo. La cultura agricola di un tempo, con le sue piante medicamentose, potrà dare nuova linfa alle colture di oggi.

Una risoluzione approvata all’unanimità dall’Assemblea legislativa, il mese scorso, mira proprio a questo, impegnando la Giunta regionale ad “adoperarsi in tutte le sedi opportune per favorire la conservazione e la trasmissione dei genotipi ancestrali di cui la nostra regione è ricca e del patrimonio culturale e colturale ad essi legato”.

“La conoscenza e la diffusione di queste varietà – spiega la consigliera regionale Manuela Rontini, tra i firmatari del documento – potrà dare una prospettiva concreta alle piccole aziende agricole tradizionali che le coltivano. Supportando queste produzioni di nicchia, con il passaggio delle stesse alle giovani generazioni, sarà garantita nel tempo la trasmissione di tradizioni secolari. L’agricoltore, in questo modo, sarà sempre più un presidio sul territorio, anche dal punto di vista culturale”.

In Emilia e in Romagna sono presenti, grazie alla creatività e all’impegno quotidiano di privati e istituzioni, diverse attività museali attive nell’ambito rurale. Questi soggetti dovranno essere coinvolti nelle iniziative di valorizzazione della biodiversità sul territorio, con una messa in rete ed il coinvolgimento del mondo scolastico.

Il documento approvato dall’Assemblea invita poi la Giunta a individuare modalità di riduzione del rischio di scomparsa del materiale genetico presente nelle collezioni di piante da frutto e semi; a mantenere aggiornato il repertorio regionale delle risorse a rischio di estinzione; ad attivare nella programmazione del Psr i bandi sulla “conservazione” della biodiversità agraria sia vegetale che animale.

Dovrà essere costituita una “banca regionale dei semi di riferimento”, formalmente riconosciuta e utile per conservare e salvaguardare il patrimonio ambientale e agricolo sopravvissuto fino ad oggi, promuovendo un’azione di raccolta di germoplasma, sostenendo il mantenimento di alcune collezioni in vivo presso privati e le iniziative di “scambio semi” e dei “custodi dei semi” (seed savers).

Da rinnovare anche l’attenzione sugli studi finalizzati all’iscrizione di varietà interessanti nel registro delle “varietà da conservazione” o dei materiali “di scarso valore intrinseco”, particolarmente richieste dal settore dell’agricoltura biologica.

> Il testo della risoluzione

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