L’appello delle donne Pd ai vertici del partito: perché non ho firmato

Nei giorni scorsi è stato indirizzato ai vertici del Partito democratico un appello, promosso dall’ex senatrice Francesca Puglisi e firmato da oltre 400 donne, nel quale si rivendica tra le altre cose la doppia preferenza di genere nelle leggi elettorali e un nuovo protagonismo femminile.

Non ho firmato quel documento innanzitutto perché, banalmente, nessuno me lo ha inviato per chiedermi di farlo.

Il fatto che in Emilia-Romagna solo il 31 per cento degli eletti in Parlamento sia donna è una sconfitta per tutte, e per tutti, e deve farci riflettere.

Lo dico senza dimenticare la bontà della scelta, che rivendico, che la Federazione di Ravenna ha fatto chiedendo, all’unanimità, la riconferma di Alberto Pagani e Stefano Collina.

E lo dico da consigliera di una Regione in cui tanto si è fatto, e tanto si sta facendo, sulla questione del genere e sul contrasto alla violenza delle donne e in cui, non a caso, si registra il tasso di occupazione femminile tra i più alti del Paese: nella fascia di età 20-64 anni, nel 2016, ha infatti raggiunto il 66,2 per cento.

Proprio l’altro giorno, alla presenza dell’assessora Emma Petitti e della presidente Roberta Mori, è stata presentata la seconda edizione del bilancio di genere che, partendo da una ‘fotografia’, ci permette di conoscere la situazione sul nostro territorio e di mettere in atto tutte le azioni, concrete, necessarie per promuovere la parità.

Noi donne siamo portatrici di una passione e di un approccio che può migliorare e arricchire le Istituzioni.

La critica al metodo con cui il documento è stato diffuso non è e non vuole essere una critica alle tante donne e compagne che l’hanno sottoscritto, a cui ribadisco la mia piena disponibilità a collaborare, discutere e confrontarci, su questo tema e su altri, ognuna a partire dalla sua sensibilità, dalla sua storia e dalle sue competenze.

Che ci rendono tutte diverse e, quindi, più forti, se capaci di lavorare insieme e fare squadra.

Condivido, pertanto, le parole dell’assessora Ouidad Bakkali sul Corriere Romagna di venerdì scorso.

Voglio però aggiungere, con la schiettezza che, penso, da sempre mi contraddistingue, che non ritengo opportuno che a farsi portavoce del tema sia chi, non solo quelle liste le ha votate in Direzione nazionale, ma si è anche candidata e poi magari non è stata eletta.

E ha deciso, preventivamente, chi quel documento l’avrebbe firmato e chi no, strumentalizzando una questione importante, come quella della piena parità.

Manuela Rontini
Consigliera regionale dell’Emilia-Romagna

 

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