Il 60esimo dei primi trattati europei: ricordare per rilanciare

Celebrare anniversari e fare memoria del passato non è d’obbligo solo per le tragedie, affinché le grandi sciagure del passato non abbiano a ripetersi. Ricordare e celebrare è un imperativo anche per le ricorrenze più serene, come quelle legate alla costruzione delle diverse Comunità europee (divenute poi, negli anni ’90, Unione Europea).

Il prossimo 25 marzo ricorrono i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, considerati uno dei momenti storici più significativi del processo di integrazione europea. Il primo trattato istituì una Comunità economica europea (CEE), il secondo una Comunità europea dell’energia atomica, meglio conosciuta come Euratom. Su questo argomento le consigliere regionali Pd Manuela Rontini (prima firmataria), Silvia Prodi, Lia Montalti, Valentina Ravaioli hanno presentato un’interrogazione alla Giunta per chiedere quali iniziative intenda organizzare, anche in collaborazione con la presidenza dell’Assemblea legislativa, per celebrare questo anniversario, in modo da promuovere, anche nella comunità regionale, la consapevolezza della cittadinanza europea e il sostegno alla realizzazione di una federazione europea.

Si tratta di “un’occasione per celebrare il passato – scrivono – ma, soprattutto, per costruire l’Europa che vogliamo. Perché Europa torni a significare nuove opportunità, creatività e innovazione”.

Nel testo si ricorda che il 25 maggio 2016 l’Assemblea ha approvato una risoluzione, con la quale si impegnava la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo per promuovere un rafforzamento in senso federale della UE e, in particolare per quanto riguarda l’eurozona, a operare nell’ambito delle realtà associative e degli organi istituzionali, di cui la Regione fa parte, per favorire i legami tra i paesi della UE, la consapevolezza della cittadinanza europea e la realizzazione di una federazione europea.

La risoluzione poneva l’accento su alcuni dei problemi che affliggono l’eurozona, nei confronti dei quali l’attuale organizzazione amministrativa e istituzionale dell’Unione appare impreparata e non adatta a fornire adeguate risposte.

Rontini e colleghe citano, a questo proposito, “la mancata creazione di un soggetto europeo politicamente coeso e democraticamente legittimato” che “impedisce all’Europa di farsi promotrice di un nuovo ordine del sistema internazionale” e “genera un vuoto di potere che rende le aree ai suoi confini tra le più instabili e insicure” e evidenziano che “la crisi economica, pur non essendo sorta in Europa, ha finito per scaricarsi più pesantemente sul vecchio continente per la mancanza di un governo federale europeo in grado di realizzare politiche adeguate”.

A ciò si aggiunge: “l’assenza di competenze, istituzioni e strumenti effettivamente sovranazionali nel campo della politica estera e della sicurezza a livello europeo”. Di qui, la necessità di “un articolato processo di riforma dei Trattati, volto a trasformare l’Unione europea in senso federale”, nel frattempo, tuttavia, “sarebbe possibile il consolidamento della UE necessario per un suo rapido rilancio, come indicato dal Rapporto Bresso-Brok diretto a chiedere riforme possibili sulla base dei vigenti Trattati”.

Nell’interrogazione, si ricorda infine che il 25 marzo 2017 il Governo italiano ha organizzato la Conferenza di Roma, a cui parteciperanno istituzioni italiane e europee, e che il 18 marzo dello scorso anno, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, è stato eletto presidente dell’Aiccre (Sezione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa) “con l’intento dichiarato di rilanciare il sostegno agli Stati Uniti d’Europa”.

> Il testo dell’interrogazione

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