Preserviamo i dialetti dall’estinzione

"TE AD CHI SIT E' FIOL?"Da lingue di serie B, guardate con sospetto se non con aperta ostilità, i dialetti si sono guadagnati nel tempo il rispetto che meritano. Ormai tutti li riconoscono per quello che sono: un pezzo importante della cultura di un territorio, in grado di raccontare, meglio di tante altre fonti, le tradizioni e le radici profonde di un popolo.

Eppure il riconoscimento del valore culturale dei dialetti arriva tardi, quando ormai gran parte di essi è alle soglie dell’estinzione. A lanciare l’allarme è stata l’Unesco (Organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura) che, nel proprio “Atlante mondiale dei linguaggi in pericolo”, classifica il romagnolo e l’emiliano come “decisamente in via d’estinzione”, piazzandoli al secondo gradino d’allarme su una scala di cinque.

L’età media di chi parla il dialetto, infatti, è sempre più alta e le giovani generazioni non sembrano interessate a questo linguaggio, nonostante possa rappresentare per loro una fonte di arricchimento culturale.

Su questo tema la consigliera Manuela Rontini ha presentato una risoluzione, da discutere in Assemblea legislativa, per impegnare la Regione a continuare nella propria opera di difesa e sostegno dei dialetti: “L’impegno dell’Emilia-Romagna sul fronte dei dialetti non è di oggi – commenta la consigliera, prima firmataria del documento – basti pensare alla legge regionale 45 del 1994, risalente a 22 anni fa. E nel tempo questo impegno si è incrementato, da ultimo con la legge 16 del 2014 che prevede, in particolare, iniziative di concerto con le scuole. Ora è tempo però di concentrarci anche sugli adulti, per questo, nella risoluzione, chiediamo alla Giunta di sostenere campagne di sensibilizzazione che spieghino alle generazioni che comprendono i dialetti, ma non li parlano, il rischio concreto che queste lingue stanno correndo ed il ruolo fondamentale che essi possono rivestire nel dare loro un futuro”.

Contrastare la tendenza in atto non sarà facile: “Il processo di estinzione dei nostri dialetti non è irreversibile, ma sicuramente richiede uno sforzo immediato e ancora più stringente, sia in termini progettuali che economici. L’alternativa a questo impegno è la perdita di una lingua che porta con sé un importantissimo pezzo della nostra cultura, un patrimonio impossibile da recuperare in seguito. Non possiamo correre questo rischio”.

> Il testo della risoluzione

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