Volontariato e sanità, il connubio deve continuare

A rischio gli ambulatori convenzionati dell’associazionismo, come quello di Faenza per Stp

Le Linee guida per la disciplina delle attività di volontariato, svolte in convenzione con l’Ausl Romagna, stabiliscono che non è più possibile stipulare convenzioni con associazioni di volontariato per lo svolgimento delle funzioni tipiche degli ambulatori di primo livello”. Lo rileva la consigliera regionale Manuela Rontini in una interrogazione rivolta alla Giunta.

Nel documento si chiede alla Regione di intervenire per ribadire l’importanza della collaborazione tra il settore pubblico e l’associazionismo, nel processo di qualificazione dei servizi regionali, e quindi invitare l’Ausl della Romagna a rivedere la propria impostazione in merito alle convenzioni inerenti gli ambulatori del territorio per gli stranieri temporaneamente residenti (Stp).

“L’esperienza estremamente positiva ed efficace dell’ambulatorio per Stp di Faenza, così come quella degli altri ambulatori che operano in Emilia-Romagna – sottolinea la Rontini – rappresenta quella sintesi efficace tra l’operato dell’Ente pubblico, dell’associazionismo e del volontariato tipica della nostra Regione, che ha dato tanti benefici e occasioni di crescita a vantaggio dell’intera comunità”.

L’ambulatorio Stp di Faenza, per fare un esempio, è attivo dal 1997 all’interno del Centro di ascolto della Caritas e vede il coinvolgimento dell’associazione medici cattolici. Un’esperienza significativa che rischia di essere archiviata troppo alla leggera e senza tenere conto delle conseguenze di un simile atto.

“Il venir meno di questa collaborazione pubblico-privato – continua la consigliera – comporterebbe un inevitabile aggravio e appesantimento dei carichi di lavoro dei Pronto Soccorso e degli ambulatori di continuità assistenziale, che già oggi versano in condizioni di grande afflusso di pazienti, costretti a volte a lunghe attese prima di ricevere la necessaria assistenza sanitaria”.

La consigliera, infine, chiede anche “iniziative per assicurare uniformità di trattamento e servizi erogati nell’intero territorio regionale, valorizzando quelle esperienze positive che nella nostra Regione hanno contribuito in modo determinante ad alleviare le situazioni di disagio e di sofferenza di tante persone che abitano o soggiornano temporaneamente in Emilia Romagna”.

> Il testo dell’interrogazione

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